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DOC Servizi, la coop che sposa libertà e tutele per i professionisti di arte e spettacolo

Quando è arrivata la pandemia erano la più grande impresa del settore dello spettacolo con oltre 60 milioni di fatturato, 4.000 soci e socie sul territorio e quasi 200 dipendenti negli uffici. Lo stop è stato, di conseguenza, uno schiaffo fortissimo. Tanto più che gli aiuti di Stato erano previsti per piccole medie imprese e per altri codici Ateco. Ma DOC Servizi è riuscita a superare anche questo momento senza licenziare nessuno.

“La libertà del lavoro autonomo, le tutele del lavoro dipendente”: dal 1990 DOC Servizi riesce a tenere insieme questi due aspetti, garantendo grazie alla forma cooperativa agli artisti così – per dirla con le parole del presidente Demetrio Chiappa – la “libertà di poter essere unici ma mai soli”. Anno dopo anno si è estesa ad un numero sempre crescente di figure che ruotano attorno al mondo dello spettacolo, della cultura e dell’arte. E le sfide non si fermano: la prossima è riunire in cooperativa pure gli influencer.

Per affrontarle DOC Servizi in questi anni ha potuto contare anche sul sostegno del Fondo mutualistico. Nel 2020 così, alla vigilia della pandemia, Coopfond ha deliberato una partecipazione importante, per raddoppiare un aumento di capitale che i soci si impegnavano a sottoscrivere negli anni successivi, contribuendo a patrimonializzare adeguatamente la cooperativa, passaggio indispensabile per consolidare l’esistente e porre le basi di nuovi sviluppi.

L’idea di creare DOC Servizi – racconta Chiappa – è nata da un amico di Verona che gestendo un negozio di strumenti musicali importante aveva rapporti con tanti musicisti e musiciste e fra loro erano molti quelli che si lamentavano del fatto che non potevano lavorare in regola perché la gestione dell’Enpals si rivelava complicata per i committenti. Aveva sentito parlare di cooperative di musicisti e musiciste e quindi, sapendo che io avevo fatto servizio civile e le prime attività professionali nell’ambito della cooperazione, mi ha coinvolto nello studio e nell’approfondimento”.

L’idea diventata progetto e quindi impresa ha iniziato subito a crescere. “Abbiamo avuto la fortuna – prosegue il presidente – di iniziare sin da subito a lavorare a livello nazionale con grandi tour e, avendo constatato che le difficoltà per gli artisti e le artiste minori erano le stesse di chi lavorava a livelli più alti, non è stato difficile fin dal secondo anno aumentare di molto il fatturato. Il know-how che abbiamo potuto mettere a disposizione del settore ci ha consentito di crescere senza sosta”. E di superare pure la crisi dovuta alla pandemia.

La formula ideata da DOC Servizi garantisce d’altra parte tanti vantaggi per il personale tecnico e artistico nel settore dello spettacolo. Essendo soci e socie di cooperativa sono titolari del proprio lavoro e quindi direttamente responsabili, mantenendo un rapporto diretto con le committenze. Ma viene di fatto superato il problema di avere molti committenti: con la cooperativa c’è un unico datore di lavoro per tutto l’arco lavorativo e quindi la certezza di contributi e posizioni fiscali corrette. Un valore tutt’altro che scontato in un settore dove sommerso e lavoro precario son da sempre protagonisti in negativo.

“La cooperazione nei nostri settori – commenta Demetrio Chiappa – è diventata negli anni il modello d’impresa che garantisce le maggiori tutele di legalità e sicurezza sul lavoro, oltre alla crescita professionale. Se da un certo punto di vista l’artista per sua natura è capace di fare gruppo, allo stesso tempo si trova solo nei momenti in cui deve fare i conti con le proprie pratiche amministrative. La cooperativa arriva a colmare questo gap oltre ad offrire anche momenti di aggregazione, di confronto e di ricerca condivisa di nuove opportunità lavorative, per cui spesso si rivela l’ambiente ideale per una crescita professionale, condivisa”.

La cooperazione per il settore può e sta facendo tanto, ma servono riforme strutturali. “Con il Forum Arte e Spettacolo, la cui costituzione ci ha visto protagonisti, lavoriamo – racconta Chiappa – per l’introduzione di un’indennità di discontinuità che copra, sia sotto il punto di vista previdenziale che con un’indennità economica, i tanti momenti di lavoro che normalmente non sono remunerati in questo settore: periodi di studio,  prova  e preparazione che sono necessari ma non sempre possono essere coperti dal valore totale del cachet”.

“Un altro aspetto molto importante – prosegue il presidente – riguarda chi organizza eventi, che dovrebbero poter accedere a dei crediti d’imposta quando investe nel lavoro artistico in regola, dando il giusto impulso a un settore che nel quale il lavoro in regola non è ancora la normalità e nel quale gli inizi della carriera sono caratterizzati da una profonda incertezza sia sotto il punto di vista della sostenibilità economica sia sotto il punto di vista della disponibilità di spazi nei quali esibirsi per poter crescere”.

 

Intanto la cooperativa continua a crescere. “Doc Servizi – spiega Demetrio Chiappa – si occupa principalmente di musica, cinema, teatro, danza e arte di strada mentre le altre cooperative della rete vanno a coprire tutte le altre figure dell’industria culturale creativa, della comunicazione e del digitale. Stiamo lavorando per aprire l’attività in cooperativa a nuove professioni come quella dell’influencer e a quelle simili, visto che sempre di più per queste figure si configura un assetto caratterizzato da precariato e discontinuità. Dove c’è bisogno di stabilità, diritti e tutele abbiamo visto come il modello cooperativo sia la soluzione vincente. E il 2025 sarà l’anno in cui apriremo le porte anche al mondo dello sport che, con l’ultima riforma vede associazioni dilettantistiche e professionisti alla ricerca di una casa dove poter fare della loro passione un lavoro”.

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