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Neomutualismo, una sfida per una cooperazione capace di dare risposte al presente

Il neomutualismo come un ancoraggio forte per tanti fenomeni nuovi di interdipendenza, che manifestano una grande fragilità. Una opportunità per dare radici ai cambiamenti che l’emergenza pandemica ha accelerato. E insieme una grande sfida, per la cooperazione, per ripensare sé stessi – a partire dalla forma giuridica – e reinventare la capacità di organizzare lo scambio mutualistico che si genera nella comunità.

 

Tutto ciò è il neomutualismo, tema a cui Paolo Venturi e Flaviano Zandonai hanno dedicato un volume e Pandora Rivista, mercoledì 29 giugno, un confronto che ha visto protagonisti, oltre allo stesso Paolo Venturi, direttore di AICCON, il direttore generale di Coopfond Simone Gamberini e la sociologa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Ivana Pais, coordinati dal direttore della rivista Giacomo Bottos.

 

“La pandemia – come spiegava Ivana Pais – ha accelerato fenomeni e provocato cambiamenti, ha prodotto un’innovazione per necessità non per scelta. La riflessione doveva forse partire prima, subito dopo la fase più acuta dell’emergenza, per evitare che tutto rimanesse confinato in quella bolla congiunturale e si perdesse, ma siamo ancora in tempo. Questo è il momento per capire se sappiamo trasformare quello che è emerso in una progettualità che metta radici”.

 

“La cooperazione sociale – ha proseguito il direttore generale del Fondo Simone Gamberini –deve saper cogliere il senso più profondo di questo cambiamento e rigenerare se stessa attraverso una reinterpretazione del proprio rapporto con la comunità, evitando come spesso accade,  di ripiegarsi al proprio interno, sulla dimensione del lavoro e della sua organizzazione, e superando la fatica a relazionarsi sempre in modo efficace con il territorio e le comunità per coglierne i mutamenti e le nuove necessità. Siamo davanti ad una grande occasione di rigenerazione per tutta la cooperazione, anche se potevamo e forse dovevamo partire prima per svilupparla”.

 

“Nei giorni scorsi – ha raccontato Gamberini – ho partecipato a una discussione molto interessante tra una grande amministrazione comunale e un gruppo di cooperative sociali che si interrogavano insieme su come poter cogliere le forme di auto organizzazione che nascono nella comunità. Per farlo la pubblica amministrazione deve superare un approccio burocratico, ma anche noi dobbiamo interrogarci su come si co-progettano e co-programmano le risposte ai nuovi bisogni in un dialogo costruttivo con tutti i portatori di interesse della comunità”.

 

“Dobbiamo ricondurre le interdipendenze a un’origine perché non vadano sprecate – ha spiegato Paolo Venturi – e quel radicamento forte è il neomutualismo, che testimonia come la pianta sia ancora viva, continuando a cambiare. Il mutualismo avveniva tra uguali, per rispondere a bisogni primari ed era caratterizzato da legami forti e radicamento locale. Il neomutualismo è tra diversi, per rispondere a bisogni di senso, con legami deboli ed il digitale che spesso fa saltare la dimensione locale”.

 

“Per la cooperazione – ha proseguito Venturi – è il campo del futuro, occorre assumere una prospettiva di inclusione di questo mondo, è questo il terreno per rendere desiderabile fare cooperativa”. Anche per Gamberini è “una sfida fondamentale che come cooperazione dobbiamo cogliere” mettendoci in discussione. “Come riformare il modello giuridico – ha spiegato – è uno dei primi ostacoli che abbiamo di fronte. A chi si mette insieme per rispondere ai propri bisogni non possiamo consegnare un modello rigido e antieconomico, servono forme più leggere per organizzare il nuovo scambio mutualistico”

 

Ascolta tutti gli interventi sulla pagina Youtube di Pandora Rivista

 

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