La presidente della cooperativa Fenix Pharma, workers buyout sostenuto da Coopfond, Daniela Angher è la nuova coordinatrice dell’associazione di settore di Legacoop Lazio Produzione e Servizi.
“Siamo rinati 11 anni fa come workers buyout – racconta – a seguito di un licenziamento collettivo da parte di una multinazionale farmaceutica statunitense. Spero che nessuno di voi abbia mai provato l’esperienza del licenziamento ma è, soprattutto quando avviene in una fase avanzata dell’età lavorativa, un trauma, un momento drammatico che lascia un forte senso di smarrimento, frustrazione e fallimento”.
Diritti e welfare al centro, dunque. Perché oggi Fenix Pharma è citata come cooperativa di successo ma lei non dimentica quanto vissuto insieme ai suoi colleghi durante la lunga parabola che da dipendenti della multinazionale li ha portati solo in seguito alla rinascita e a diventare un wbo cooperativo. “Abbiamo attraversato tante difficoltà. Ricordo i tanti contratti a progetto prima, quelli part time dopo e solo in seguito finalmente il contratto nazionale dei chimici per poi arrivare ad avere i ristorni e l’assicurazione integrativa: finalmente i servizi di welfare– ha ricordato-. È stata citata oggi proprio questa esigenza ed io ritengo sia importante rimettere l’esperienza umana al centro del lavoro e dell’azienda perché è questo che ci suggerisce il modello di una cooperativa”.
Sulla scorta dell’esperienza della Fenix Pharma, la nuova coordinatrice del comparto ha detto: “Il modello cooperativo deve essere rafforzato perché a partire dalle scuole fino ai libri universitari e persino nei libri di Economia viene spesso sottovalutato”. E in effetti la storia di Fenix Pharma conferma lo stereotipo: da multinazionale gli stessi manager poi risorti in cooperativa venivano tenuti maggiormente in considerazione rispetto a quando hanno scelto di dare vita a un workers buyout. “Ci presentavamo semplicemente con una diversa denominazione sociale – ha ricordato- però il nostro interlocutore, la classe medica, le aziende sanitarie ospedaliere o sanitarie in generale, ci guardava con occhi diversi. Ci abbiamo messo anni per fare in modo che ci dessero credito”.