Dal 1993 sono stati investiti 1 miliardo e 200mila euro in interventi rotativi per sostenere 1.200 imprese. Con questi risultati Coopfond ha festeggiato giovedì 12 gennaio il proprio trentennale con un confronto a Roma tra il mondo cooperativo e i rappresentanti delle istituzioni. Una mattinata che ha visto anche l’intervento di Sara Horowitz – paladina del neo-mutualismo – e che ha posto le basi di un confronto essenziale con le istituzioni per liberare le potenzialità che la cooperazione racchiude per costruire una nuova economia sostenibile e solidale.
Nel corso della sua storia Coopfond ha operato senza ricevere o gestire fondi pubblici, ha ricordato il direttore generale Simone Gamberini – ma utilizzando sempre e soltanto il 3% degli utili annuali delle cooperative aderenti a Legacoop. Il Fondo realizza così uno dei valori costitutivi della cooperazione, il mutualismo, utilizzando risorse di grandi cooperative per sostenere le piccole, di cooperative in salute per aiutare quelle in difficoltà o la nascita di nuove imprese, di cooperative del nord per incentivare quelle del sud.
Nell’esercizio 2021/22 Coopfond ha raccolto 18,9 milioni da 2.375 coop conferenti. A livello regionale, Emilia-Romagna, Umbria e Toscana da sole raccolgono il 73% circa del totale. Complessivamente, con una raccolta trentennale pari a 577 milioni di euro, Coopfond ha oggi un patrimonio di quasi 500 milioni di euro accumulato grazie al contributo annuale di una media di 2.300 cooperative.
“I risultati dell’attività di Coopfond, con la significativa evoluzione in nuovi settori di intervento – ha commentato Mauro Lusetti, presidente di Legacoop e di Coopfond – testimoniano il valore dell’impegno di Legacoop per la promozione e lo sviluppo dell’impresa cooperativa, che ha permesso di estendere oltre i confini della singola impresa il principio della mutualità. Gli effetti positivi di questa azione hanno dato un contributo importante al rafforzamento di un modello di impresa che può giocare un ruolo centrale nella costruzione di un nuovo paradigma di sviluppo”.
Al di là degli interventi rotativi, con il programma nazionale Coopstartup sono state create ad esempio 60 startup cooperative, 15 solo durante l’ultimo esercizio (2021/22), con il 95% dei soci rappresentato da giovani laureati. Sono 1.762 i posti di lavoro recuperati con i Workers buyout, i lavoratori di un’impresa in crisi o destinata alla chiusura, che associati diventano imprenditori di sé stessi. Dagli anni più intensi della crisi economica, il Fondo ha sostenuto attraverso partecipazioni temporanee al capitale sociale (13,8 milioni di euro) e finanziamenti (9,4 milioni di euro) 70 operazioni.
“Stamattina – ha commentato il presidente Mauro Lusetti al termine dei lavori del trentennale – abbiamo incontrato una classe dirigente disponibile, al di là delle appartenenze, ad ascoltarci, senza pregiudizi su di noi. Noi siamo titolati a parlare di futuro perché noi per primi abbiamo chiesto pulizia e lotta alle false cooperative. Così oggi siamo in condizione di collocarci in una posizione in cui il valore trasformativo della cooperazione deve essere messo in atto”.
“Si dice – ha concluso – che il capitalismo è in crisi. Io sono cauto su questo: lo è da quando è nato ma ha sempre avuto la capacità di rigenerarsi. Mi preoccupa invece come oggi tutto sia opaco, a parole tutte le imprese sono sostenibili e inclusive. Dobbiamo essere quello che siamo per natura per distinguerci, realizzare davvero la partecipazione, mettere al centro il valore delle persone, delle comunità. Non dobbiamo essere terzi rispetto al mercato, ma distintivi. Dobbiamo interpretare i bisogni per dare risposte originali”.