Sono 70 i workers buyout, ovvero le aziende salvate dai lavoratori, grazie anche al sostegno di Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop. Settanta storie di ex dipendenti che impegnando i propri risparmi e gli ammortizzatori sociali hanno deciso di costituirsi in cooperativa per rilevare l’azienda in cui lavoravano e salvare così il proprio posto di lavoro. Dall’industria alla moda, passando per la ceramica e le fonderie sono i più diversi i settori interessati.
Lo racconterà il direttore generale di Coopfond Simone Gamberini intervenendo sabato prossimo al FestiValori, appuntamento organizzato da Valori.it e Fondazione Finanza Etica, con il sostegno di Coopfond, in programma a Modena dal 21 al 23 ottobre (programma completo su: http://festival.valori.it). “C’è un’altra strada: le imprese rigenerate” il titolo dell’incontro a cui parteciperanno anche Riccardo Dugini, vicedirettore generale Banca Etica, e rappresentanti di esperienze territoriali.
“Le aziende salvate dai lavoratori – spiega il direttore generale di Coopfond Simone Gamberini – raccontano bene il ruolo potenziale della cooperazione per il nostro Paese. Unendo le forze, mettendosi in gioco, è possibile uscire da situazioni che sembravano giunte al capolinea. È la forza dei valori vissuti insieme. Ed è bello che a sostenere queste esperienze siano, attraverso Coopfond, gli utili delle cooperative attive e in salute”.
Per sostenere anche queste operazioni Coopfond utilizza il 3% degli utili versati annualmente dalle cooperative aderenti a Legacoop. “Realizziamo così il valore del mutualismo – prosegue Gamberini – trasferendo risorse dalle imprese attive a quelle in difficoltà o in fase di decollo, dalle aree del Paese più sviluppate a quelle in difficoltà, dalle grandi cooperative a quelle di dimensioni più contenute”.
Con un’operazione di workers buyout (WBO) gli ex dipendenti di un’impresa fallita o i dipendenti di un’impresa in difficoltà, ad esempio difficoltà nel ricambio generazionale a livello della proprietà, si uniscono in cooperativa, conferendo gli ammortizzatori sociali, per rilevare la proprietà dell’impresa e garantirne la continuità, salvando il posto di lavoro ed evitando la dispersione del know how sviluppato negli anni.
L’attività di Coopfond a sostegno dei WBO si è intensificata a partire dal 2010/2011, con il manifestarsi degli effetti più intensi della crisi economica ed ha riguardato, principalmente, realtà di piccole/medie dimensioni. Da allora il Fondo mutualistico di Legacoop ha sostenuto attraverso partecipazioni temporanee al capitale sociale (13,8 milioni di euro) e finanziamenti (9,4 milioni di euro) 70 operazioni.
I workers buyout si sono concentrate soprattutto nelle regioni a più forte radicamento cooperativo (26 in Emilia-Romagna, 12 in Toscana e 4 in Umbria), ma complessivamente hanno coinvolto 13 regioni diverse, anche del Sud Italia (4 in Sicilia, 2 in Campania e 1 in Sardegna e in Calabria). Complessivamente sono stati coinvolti 1.504 mentre i lavoratori interessati hanno raggiunto quota 1.762.
Esistono eccezioni come la cartiera Pirinoli in Piemonte (80 dipendenti) o la Cores serramenti in Emilia (105 dipendenti) e Si tratta per lo più di realtà di dimensioni medio piccole: solo 12 sono partite con più di 30 soci, mentre 42 ne registravano tra i 10 e i 30 e 16 addirittura meno di 10. Contenuti anche gli investimenti fatti per ripartire: in 54 casi sono stati inferiori ai 500mila euro, solo in 5 superiori ad 1 milione di euro.
I workers buyout sono avvenuti anche in settori diversi da quelli in cui la cooperazione è presente tradizionalmente. Il primo workers buyout (Art Lining) produce cravatte per grandi firme, nel reggiano Greslab è un’industria ceramica, a Parma troviamo i profumi Morris mentre a Roma Fenix Pharma, nato dalle ceneri della sede italiana di una multinazionale, si occupa di distribuire prodotti farmaceutici a marchio proprio.
Lo strumento del workers buyout ha permesso di far ripartire anche imprese confiscate alle mafie. È il caso del supermercato Centro Olimpo nel palermitano, dell’impresa trapanese di produzione e commercializzazione di prodotti locali Terra Mia e del WBO catanese Geotrans, con gli ex dipendenti che con il sostegno di Coopfond stanno rilevando e facendo ripartire un’azienda di trasporti del boss mafioso Santapaola.
In tutte queste storie il ruolo di Coopfond va al di là del sostegno finanziario e inizia con un’attività di accompagnamento e consulenza per capire insieme se esistono i presupposti per dare il via ad un’operazione in cui gli ex dipendenti impegnano risorse proprie. Vengono analizzati in particolare
il piano d’impresa in discontinuità con il passato; creare le condizioni di equilibrio economico/ patrimoniale; l’adeguatezza del management.
In queste ultime settimane sono state deliberate due nuove operazioni significative: la succitata Geotrans da un bene confiscato e la bolognese EPcoop che ha permesso di superare problemi legati al mancato ricambio generazionale della proprietà. A vari livelli di approfondimento, tra nuove richieste e ristrutturazione di interventi già avviati, sono attualmente 11 le domande di interventi sui WBO all’esame di Coopfond.