Nel 2009 avevano realizzato anche volumi regalati al G8 dell’Aquila. Poi il Covid aveva dato il colpo di grazia ad un’impresa che presentava già qualche difficoltà. Così i dipendenti hanno dovuto scegliere, tra due anni di disoccupazione, da una parte, e, dall’altra, l’investire i propri risparmi per far ripartire l’impresa. E in 9 su 17 non hanno avuto dubbi.
È rinata così, come workers buyout, la Legatoria Tuderte, in Umbria. Una piccola impresa di maestri nella legatoria, ripartita grazie al coraggio dei soci unito al sostegno di Legacoop Umbria, Coopfond e CFI.
“Abbiamo in questa nicchia – racconta Emanuela Tabarrini, presidente del workers buyout – un’eccellenza italiana che non abbiamo voluto lasciar morire. Noi siamo molto soddisfatti di aver fatto questa scelta. Sarebbe stato un peccato lasciarla morire”.
“Per fare un volume ci vogliono 2-3 giorni – racconta – ed è un lavoro molto manuale. Non abbiamo grandi attrezzature, ma utilizziamo materiali di grande qualità, dalle pergamene alle copertine in pelle. E cerchiamo di riutilizzare gli scarti di lavorazione producendo gadget e piccoli oggetti”.
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