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Progetto Respira – EPQ: bastano 3-4 anni per ripagare un impianto fotovoltaico

Ai valori attuali dell’energia un impianto fotovoltaico per un’impresa si ripaga in appena 3-4 anni. Senza contare che costituendo una CER la parte eccedente le proprie necessità può essere messa in condivisione, con incentivi ed ulteriori benefici. Lo racconta Giacomo Cantarella, Business Development Manager di EPQ, partner del progetto Respira, fondata a inizio 2016 e attiva sul mercato energetico a supporto delle aziende ad alto consumo di energia interessate a massimizzare il valore dei propri asset energetici.

 

Siete nati relativamente da poco, ma in questi anni il mercato dell’energia ha conosciuto sia novità normative sia grandi turbolenze: come hanno impattato sul vostro lavoro? 

“Le novità e le turbolenze che hanno caratterizzato il settore dell’energia negli ultimi anni – racconta Giacomo Cantarella – sono state effettivamente molto rilevanti e hanno inciso in maniera significativa anche sul nostro posizionamento strategico. Nel 2017 con l’apertura del Mercato dei Servizi di Dispacciamento abbiamo iniziato ad aggregare risorse di produzione e consumo prevalentemente industriale per fornire servizi di flessibilità elettrica alla rete (progetto pilota UVAM). Nel 2020 eravamo il secondo operatore italiano in questo settore e abbiamo iniziato a lavorare ai primi casi di comunità energetica rinnovabile per poter scalare “in piccolo” l’esperienza di aggregazione che avevamo maturato sui grandi utenti.

Un altro esempio riguarda l’andamento dei prezzi dell’energia sui mercati negli ultimi anni che, da una parte ha reso sempre più complessa la nostra attività di portfolio management, il supporto ai clienti finali in fase di acquisto dell’energia elettrica e del gas naturale, ma dall’altra ha aperto grandi opportunità di allargare il nostro perimetro di attività anche e più marcatamente al settore della generazione distribuita, prima in ambito cogenerazione e fonti rinnovabili, oggi prevalentemente in ambito rinnovabili.

Siamo cambiati negli anni provando a sviluppare progetti e servizi avanzati che potessero accompagnare i nostri clienti nel processo di transizione in corso, con l’esperienza di chi conosce le regole del settore e segue i cambiamenti della normativa, ma con il punto di vista dei nostri clienti finali che hanno bisogni sempre nuovi in ambito competitività e sostenibilità”.

 

Le grandi difficoltà attuali stanno portando o potranno portare ad una maggiore consapevolezza dell’importanza di alcuni temi? 

“Da anni abbiamo intercettato una crescente attenzione delle imprese e dei singoli cittadini alle tematiche connesse alla sostenibilità. La crisi energetica attuale è stata un acceleratore del processo. Leggendo i giornali e vedendo le nostre bollette aumentare vertiginosamente tutti noi stiamo prestando maggiore attenzione all’efficienza e al risparmio energetico e alla possibilità di autoprodurre quanto più possibile energia rinnovabile. Questo non solo per la sua accezione green ma anche per la crescente attenzione alla riduzione della dipendenza da vettori fossili che sono soggetti a oscillazioni imprevedibili per effetto di dinamiche geopolitiche.

Il tema energetico e il tema della sostenibilità ambientale impatta su tutti noi. Ciascuno deve fare la sua parte: legislatori, imprese, cittadini, enti territoriali. Nel nostro piccolo continuiamo a studiare soluzioni che possano fare da acceleratore a questo inevitabile processo di cambiamento”.

 

Avete già sviluppato esperienze in ambito CER? 

“Si, abbiamo dato il nostro contributo nella nascita di alcune prime iniziative pilota e adesso stiamo lavorando attivamente a una lista molto nutrita di progetti in tutto il territorio italiano. In questa fase molto del nostro tempo è utilizzato per “spiegare” le novità introdotte dalle CER e favorire il fatto che possano nascere confronti e azioni locali che volti alla nascita delle prime iniziative”.

 

Come giudicate l’opportunità offerta dalle CER soprattutto per le imprese? 

“Partiamo dal presupposto che viviamo un momento storico incredibilmente favorevole all’installazione di impianti fotovoltaici sul tetto di un’impresa che consuma dell’energia elettrica. Prima ancora di parlare di CER bisogna considerare che per un’impresa la realizzazione di un nuovo impianto come un ottimo investimento che, ai valori attuali dell’energia, si ripaga in un tempo brevissimo (3-4 anni).

La rivoluzione sta nel fatto che non ha più senso dimensionare l’impianto sul proprio consumo ma si ha la possibilità di fare l’impianto più grande possibile, grande fin quanto il tetto ne può ricevere. Questo perché l’energia prodotta e non consumata fisicamente dall’impresa può essere messa in “condivisione”, attraverso la CER, con altri soggetti consumatori che si trovano in immediata prossimità di quell’impianto. La condivisione dell’energia permette l’erogazione di un incentivo che, insieme alla valorizzazione dell’energia a mercato, consente di sostenere e stabilizzare i ricavi attesi sull’investimento, generare un valore che può essere ridistribuito ai membri della CER, ridurre le emissioni ambientali locali, sostenere progetti ambientali-sociali sul territorio.

Indubbiamente poi un’impresa che partecipa o promuove una CER ne può trarre dei benefici in termini di bilancio di sostenibilità e di rapporti con il territorio in cui opera”.

Respira promuove CER in forma cooperativa: cosa pensate della scelta del modello organizzativo e delle sue possibili evoluzioni?

“Il tema dei “modelli organizzativi” è molto dibattuto tra gli stakeholder che si stanno occupando di CER. Le prime iniziative di CER che ci hanno visto coinvolti sono partite tutte nella forma di associazione per economicità, velocità e semplicità di costituzione del soggetto giuridico. Tuttavia, anche in relazione alla possibilità che un unico soggetto giuridico CER possa operare su più cabine primarie, stiamo guardando con grande attenzione ad altre forme di soggetto giuridico e in particolare alla cooperativa che, pur comportando uno sforzo organizzativo ed economico maggiore, consente di gestire meglio alcuni aspetti fiscali e organizzativi. Anche grazie alla partecipazione al progetto Respira daremo maggior impulso in questa direzione per le nuove iniziative”.

 

Quale ruolo volete giocare, quali servizi intendete mettere a disposizione all’interno di Respira? 

“EPQ approccia il tema con il modello tipico di una ESCo. Vogliamo supportare le CER nella gestione di tutta le attività operative ricorrenti (rapporti con il GSE e altri Enti, presidio dei flussi energetici, gestione della suddivisione del valore generato nel rispetto delle regole della CER) ma anche supportarle nell’attività di crescita e sviluppo aggregando progressivamente ulteriori impianti e ulteriori utenti rispetto al nucleo iniziale. Ci proponiamo anche di finanziare e realizzare nuovi impianti FER asserviti alle CER e di accompagnarle nel processo di progressivo allargamento dei servizi e delle attività.

Oltre a questo, all’interno del progetto Respira, ci occuperemo di dare supporto tecnico nella fase di avvio delle iniziative occupandoci delle verifiche tecniche, del dimensionamento degli impianti e della definizione energetica ed economica dei flussi attesi. Ove ce ne fossero le condizioni ci proponiamo anche di investire direttamente sulla realizzazione di nuovi impianti.

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