Ha suscitato l’interesse dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e del Global Green Worth Forum. È stata definita dai media inglesi “un’alternativa rivoluzionaria al paradigma della crescita”. È la cosiddetta Doughnut Economics, l’economia della ciambella, elaborata dall’economista Kate Raworth, che propone una strada per “soddisfare i bisogni di tutti con le risorse del pianeta” e che il suo braccio destro Erinch Sahan porterà giovedì 24 marzo all’evento organizzato online da Coopfond.
Kate Raworth, che insegna all’Università di Oxford, si è chiesta che cosa serva davvero all’uomo, e a una comunità, per vivere bene, e come si potrebbe fare per assicurare a tutti senza creare i divari una quota sempre più grande delle risorse che il nostro pianeta ci mette a disposizione. La risposta è semplificata nel disegno di una ciambella, ovvero due cerchi concentrici che suddividono lo spazio in tre aree.
Il buco all’interno è il vuoto dove sta chi non raggiunge gli standard minimi di reddito, istruzione, assistenza sanitaria, possibilità di alloggio, cibo, accesso ad acqua e aria pulite, ovvero chi è lontano dai 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. La ciambella vera e propria è la quota di chi quelle risorse le ha, e le usa, senza sprechi e danni eccessivi per l’ambiente: l’umanità che vive di un’economia redistributiva ed equa. Oltre il bordo esterno si finisce invece per consumare in eccesso rispetto a quello che si ha a disposizione, danneggiando quindi la Terra nel suo complesso.
Il modello dell’economia della ciambella poggia su una domanda che non possiamo più dare per scontata: cosa vuol dire davvero crescere? Il benessere dell’uomo ha molti più lati e sfaccettature del semplice rispondere al bisogno di consumo. L’obiettivo può essere dunque definito come “acquisire prosperità”, qualcosa di più ampio e armonioso rispetto alle dimensioni contenute nel PIL, con un ribaltamento della mentalità economica che dà sempre e solo priorità ai profitti. Una visione straordinariamente in linea con le fondamenta stessa della cooperazione.
Obiettivo di tutti deve essere dunque scoprire cosa serve per portare quelle persone che vivono nel buco all’interno della ciambella, senza uscire dal lato opposto e finire nello spreco. Amsterdam è la prima città al mondo ad avere accolto la sfida e ad aver adottato ufficialmente la Doughnut Economics. Lo scopo è tagliare entro il 2050 il traguardo di una città a impatto zero, fondata sull’economia circolare, della ciambella.