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PNRR, scopriamo insieme le 6 direttrici di una grande opportunità

a cura di Pandora Rivista

Viviamo un momento chiave nel percorso di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In queste settimane, il governo è impegnato in una ricognizione dei progetti e dei principali obiettivi relativi al primo semestre dell’anno. L’utilizzo delle risorse messe a disposizione da Next Generation EU e inquadrate nel PNRR è infatti condizionato al raggiungimento di traguardi qualitativi (milestone) e target quantitativi definiti. La prima scadenza è fissata al 30 giugno 2022 e prevede il raggiungimento di 45 obiettivi per 24,1 miliardi di euro.

Nel 2020, la Commissione Europea ha varato Next Generation EU (anche detto Recovery Fund), un piano da 750 miliardi per sostenere la ripresa post-pandemica dei Paesi UE. Il piano comprende due strumenti: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU). Per poter accedere ai fondi del Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF), ciascun Paese è tenuto a presentare alla Commissione Europea un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in cui sono dettagliate le modalità di gestione dei finanziamenti.

Il PNRR italiano prevede un finanziamento di 191,5 miliardi di euro del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (a cui si aggiungono 30,6 miliardi di risorse interne). Il Piano si articola su tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale.

Il PNRR individua 6 missioni per i progetti di investimento:

  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica
  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  4. Istruzione e ricerca
  5. Coesione e inclusione

Il numero 2/2021 di Pandora Rivista, realizzato con il sostegno di Coopfond, traccia una panoramica dei principali nodi del PNRR. Innanzitutto, la predisposizione di Next Generation EU incarna notevoli elementi di novità sul piano della politica europea. Next Generation EU segna infatti una forte discontinuità con l’austerity dell’ultimo decennio. Sospeso il Patto di stabilità, oggi c’è un dibattito aperto sulla revisione delle regole europee di bilancio. Fra gli Stati membri, all’Italia è destinato il maggior ammontare di finanziamenti Next Generation EU. Per la prima volta, l’Unione Europea ha inoltre adottato uno strumento basato sull’emissione di debito comune (come sottolinea Francesca Mariotti, Direttore generale di Confindustria). Un insieme di scelte che apre la strada a un più ampio rilancio del progetto europeo.

Un secondo aspetto di opportunità riguarda gli specifici nodi di intervento inquadrati dal PNRR. Gli effetti della pandemia si sono innestati, come sottolineato fra gli altri anche dall’ultimo rapporto Oxfam “La pandemia della disuguaglianza”, su fragilità e fratture preesistenti sul piano economico-produttivo, sociale e territoriale, acuite dalle politiche di austerità attuate nel decennio successivo alla crisi del 2008 e mai compiutamente affrontate da riforme strutturali. Riconoscendo i ritardi strutturali del sistema italiano, il PNRR delinea priorità e progetti di intervento volti a colmarli.

Il Piano mira, in primo luogo, ad accelerare e ampliare la transizione digitale ed ecologica, orientando l’economia verso un diverso modello di sostenibilità (se ne discute su Pandora Rivista nell’intervista al Ministro Giovannini).

In secondo luogo, il PNRR mira a ridurre trasversalmente i divari del sistema Paese – sia sul piano territoriale (con, fra gli altri, investimenti infrastrutturali e sulla ricerca e l’istruzione) sia su quello sociale (includendo le dimensioni di disparità generazionale e di genere).

Il Piano punta poi a incidere positivamente sulle politiche di coesione sociale e del lavoro. Next Generation EU rappresenta un primo, ma rilevantissimo passo per rilanciare l’azione sociale europea; a livello nazionale, le misure contenute nel PNRR mirano in questo senso a rafforzare al contempo la tenuta sociale e la capacità produttiva dell’Italia di fronte alle sfide della transizione tecnologica e ambientale (qui l’intervista al Ministro Orlando).

Un terzo livello di opportunità riguarda il metodo e le condizioni di attuazione del PNRR. Da un lato, il tema delle riforme strutturali, che ha accompagnato a lungo il dibattito italiano e la relazione fra l’Italia e l’Unione Europea, costituisce un nodo centrale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Essenziali perché gli investimenti producano sviluppo, le riforme incluse nel PNRR (63 in totale) comprendono la riforma della giustizia e quella della Pubblica Amministrazione.

Sono state avanzate alcune prospettive critiche rispetto ai contenuti del PNRR, tuttavia le sfide maggiori, evidenziate anche dai diversi attori sociali ed economici coinvolti, riguardano l’effettiva attuazione del Piano da un punto di vista di metodo. L’attuazione del PNRR comporterà infatti la mobilitazione di competenze altamente tecniche e l’assorbimento di risorse ingenti in tempi compressi. Fra i nodi critici del Piano, come rilevato da ASviS, c’è poi una declinazione limitata dell’interconnessione fra sfide ambientali e prospettive di benessere economico e di sicurezza sociale, anche in ottica intergenerazionale.

D’altra parte, dunque, una governance efficace del PNRR necessiterà della partecipazione strategica e operativa degli enti territoriali, del mondo economico e delle parti sociali, capaci di contribuire ad una visione d’insieme del processo di ripresa. Un elemento sottolineato nelle interviste ai Segretari Generali dei tre sindacati confederali, Landini, Sbarra e Bombardieri. A questo scopo, come ricorda su Pandora Rivista il sottosegretario Amendola, è stato istituito il Tavolo Permanente per il Partenariato economico, sociale e territoriale.