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PNRR – Lusetti: “La cooperazione nella ripartenza del Paese”

Durante la pandemia è diventato ancora più chiaro: “Un’economia di rapina, di puro lucro e individualismo, non solo rovina il pianeta, non solo è fragile, non solo va a vantaggio di pochi e impoverisce i più, ma anche per chi ci sta dentro non produce benessere e qualità della vita”. Per questo “lo spazio di sviluppo per la buona e sana cooperazione si allarga”. E il PNRR può rivelarsi un’occasione importante per giocare in pieno il proprio ruolo.

Lo racconta il presidente di Coopfond e di Legacoop Mauro Lusetti nell’intervista pubblica sull’ultimo numero di Pandora Rivista dedicato al PNRR, approfondendo il ruolo del mondo cooperativo nel rilancio del Paese. La cooperazione – racconta – può svolgere oggi un ruolo determinante nel processo di attuazione del PNRR, rendendosi co-costruttrice di politiche rispetto alla sostenibilità ambientale e sociale e all’impatto territoriale sulle comunità, ma anche nel sostegno alla transizione e innovazione digitale, alla valorizzazione del lavoro e alle politiche di coesione e inclusione sociale.

Ma come esce la cooperazione dall’emergenza pandemica? “Nel suo complesso – spiega Lusetti – le nostre cooperative hanno tenuto sia in termini di fatturati, sia di occupati, sia di soci”. Hanno confermato cioè la propria funzione anticiclica, interpretandola in modo ampio, proteggendo cioè il lavoro ma anche “mettendosi a disposizione per fornire servizi essenziali”.

Con il Recovery Plan siamo usciti dalle politiche di austerità, lanciando “un piano per la sostenibilità e l’innovazione su scala internazionale” con la consapevolezza che “la strada delle politiche espansive, delle riforme strutturali e di un ciclo di investimenti pubblici e privati è l’unica che può alimentare uno sviluppo di lungo periodo”. E su questo, spiega Lusetti, la cooperazione italiana “ha visioni, proposte e soluzioni da condividere”.

Il primo obiettivo deve essere ricucire, cercare di ricomporre, le fratture che durante la pandemia si sono viceversa acuite? La cooperazione, prosegue il presidente, è “una forma di impresa che nasce per agire su quelle fratture, per includere nel mercato pezzi di società che il mercato esclude. È uno strumento sperimentato, su cui occorre investire nel quadro delle politiche industriali in gestazione”.

È uno strumento che può permettere di evitare un rischio, quello dei piani calati dall’alto, che rischiano di essere inefficaci tanto più in “un Paese dei divari territoriali, delle aree interne e spopolate, del tessuto di imprese piccole, micro e famigliari, delle disuguaglianze e della convivenza tra situazioni fortemente avanzate e drammaticamente arretrate”. Ancor più perché le transizioni verso digitale e sostenibilità “creeranno ulteriori disuguaglianze e disequilibri” e “la cooperazione può avere un ruolo importante in questo quadro”.

Un approccio inclusivo, che costruisce a partire dalle comunità, può rivelarsi fondamentale anche per “la capacità di assorbimento di queste risorse, a maggior ragione negli stretti tempi a disposizione”. E, ancora, il ruolo della cooperazione può essere essenziale sia per il lavoro sia per la salute, grande tema al centro del PNRR: “pubblico e privato devono essere partner” ma “in settori a forte interesse pubblico – come è senz’altro la sanità – il privato deve essere senza fini di lucro”.

“Lo spazio di sviluppo per la buona e sana cooperazione si allarga”, appunto. Nel recente passato “l’era del mercato impersonale, del lucro, delle startup innovative come strumento di estrazione e valorizzazione nel breve termine evidentemente non ha aiutato. Ci pare però che il clima cambi”. Ora tocca alla cooperazione mettersi in gioco per cogliere questo vento nuovo e mettere in campo i propri valori e le proprie potenzialità.